PHOTOGRAPHARE
By Jean-Philippe Vaquier
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La fotografia ha democratizzato l'arte.
Ma è forse questo un complimento?
L'arte è forse ancora qualcos'altro, che milioni
di pixel non possono comprare.
Walter Benjamin si congratulava di come la reproductibilità tecnica delle immagini, dovuto alla fotografia ed al cinema, fosse un criterio di democraticità dell'arte conteporaneo. In questo, la possibilità di creare anche macchine fotografiche sempre più semplici di uso e meno costose, doveva permettere all'intera umanità di creare le immagini che essa ha dentro. Nonostante ciò, la fotografia non è l'innocuo eroe della democrazia moderna e non è di sicuro un equivalente del dipinto. Siamo retrogradi? Non è quello il punto.
La fotografia presenta diverse caratteristiche esistenziali che la allontanano per sempre dall'immagine creata per essere una icona. Elenchiamole.
Bisogna in primo luogo notare il fallimento della democrazia iconografica, la predizione di Benjamin non è mai avvenuta, nel senso che mettere a disposizione di tutti, il mezzo per creare icone, non si è accompagnato dalla formazione necessaria per farlo. Fare buona fotografia ha un primo criterio, quello di conoscere i codici, i canoni, le forme, dell'espressione iconoca, quelli che il pubblico è in grado di riconoscere, quelle alle queli il pubblico può essere sensibile.
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Ma fare buona fotografia non significa fare "fotografia artistica". La prima distinzione tra il dipinto e la fotografia, è quella che nota Richard Wolhein in Vedere-come, Vedere-in, cioè che il modello rappresentato in una fotografia è già il soggetto rappresentato, mentre in un dipinto, il modello serve da supporto per l'artista e non è il soggetto del dipinto.
E' necessaria una precisazione. La fotografia, cosi come le altre forme iconiche, può avere un ruolo documentale, oppure semplicemente estetico (come una fotografia che rappresenta linee e chiaroscuri o come un dipinto che rappresenti forme astratte), può anche essere costruita in modo tale da rappresentare qualcosa che in realtà non c'è (come una fotografia che rappresenti Cleopatra, dove il montaggio corrisponderebbe al vestire una modella da regina egiziana).
La differenza veramente presente tra la fotografia e le altre forme iconiche è la causalità meccanica che avviene nel procedimento di creazione dell'immagine. Nella fotografia non viene sollecitata la capacità dell'uomo a creare illusione di reale attraverso le macchie che possono essere un disegno che non riconosciamo essere un asinello, oppure un dipinto di Rembrandt nel quale tante macchie ruvide sono il volto dell'artista.
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Bisogna in primo luogo notare il fallimento della democrazia iconografica, la predizione di Benjamin non è mai avvenuta, nel senso che mettere a disposizione di tutti, il mezzo per creare icone, non si è accompagnato dalla formazione necessaria per farlo.
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Quello che causa la fotografia è la presenza di un figura bagnata dalla luce in un certo modo, di fronte ad un sensore capace di plasmare la luce riflessa. Non si può sminuire il ruolo dell'artista, sia in quanto la fotografia consente ad esso di catturare istanti visti da lui, come se il poeta potesse cogliere i raggi di sole che gli infondo l'ispiranzione, sia in quanto la composizione della fotografia rimane opera dell'autore.
Quello che della fotografia è inquietante è che non vi è un concetto unico di arte capace di inglobarla, ma dal resto, cosi è sempre stato per il concetto stesso di arte. E soltanto necessario ricordare che la creazione di icone è un mestiere. Questo mestiere richiede molto ascolto della realtà immaginaria dell'uomo, della società nella quale si vive oppure di une società lontana che si vuole rappresentare. L'artista, se ci affidiamo all'idea di Holderlin, coglie da Dio dei raggi, quel che gli antichi chiamavano le muse. Questo da al poeta una visione del mondo nella quale lui può percepire direttamente la realtà divina delle cose. La sofferenza dell'artista è di non poter trasmettere direttamente questa luce, ma come la luna di rifletterne una versione tenue. La traduzione di questa visione in un linguaggio comprensibile dalle persone, richiede umiltà, richiede di non imporre la propria persona ma di fungere da catalizzatore per la poesia del monde.
Innondati dalle immagini create senza criterio, senza maestranza, senza umiltà, rischiamo di condannare le icone a sparire dopo migliaia di anni di buon compagnonagio. Ma perchè sono importanti le icone? Saper riconoscere un cavallo, un toro, un uomo, nelle macchie su una rupe oscura ha permesso all'uomo di cambiare da animale in coscienza. In più, le icone sono state la rappresentazione scremata, purificata, raffinata dell'immaginario collettivo di ogni società. Al contrario, venivano sempre ad influenzare l'immaginario per aiutarlo ad esprimersi dispiegatamente, a fiorire.
Le icone hanno avuto per noi il ruolo di guidarci nel nostro diventare pura espressione di quel che siamo, raffinando la nostra prorpia concezione del mondo, senza metterla in questione, come un relativismo culturale, ma accettando che ogni modalità di esistenza, contenuta e sorretta da un mondo sociale, sia una risposta valida all'input che il mondo ci presenta.
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